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Cibo in ospedale, bocciato dai pazienti

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Il professore Riccardo Caccialanza avverte: "In Italia bisognerebbe migliorare la cultura dell'alimentazione in ospedale"

I pazienti italiani bocciano il cibo negli ospedali e, in alcuni casi, il rischio è persino la malnutrizione, soprattutto per i ricoverati più fragili e anziani. Lo rivela uno studio dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni, secondo cui i cibi negli spedali vengono bocciati dai malati in un caso su tre.
Nel nostro Paese solo il 10% delle strutture ospedaliere, concentrate in particolare al Nord, può contare su un servizio di nutrizione clinica. Nella maggioranza dei casi, il cibo dei pazienti è 'standard' e non sempre servito nel giusto modo. Di questo si lamentano i ricoverati italiani: piatti caldi, ma serviti freddi o in orari non adeguati. "Questa bocciatura, se bocciatura la si può chiamare - spiega Riccardo Caccialanza, responsabile del servizio di dietetica dell'ospedale San Matteo di Pavia, in un'intervista all'Adnkronos Salute - è in parte sì dovuta allo scarso gradimento della qualità del cibo, ma in parte anche alle oggettive difficoltà di alcuni pazienti che, per le condizioni in cui versano, non riescono a gustare i pasti".

Il professore Riccardo Caccialanza è autore di uno studio che conferma i dati dell'Osservatorio. Ha valutato oltre 1.200 pazienti dall'ingresso in ospedale alle dimissioni e ha osservato che "dal 30 al 50% dei pazienti ricoverati ha già, all'accettazione, un rischio di malnutrizione". Un problema legato "sicuramente alle patologie - aggiunge il professore - ma anche alla scarsa attenzione all'alimentazione nell'assistenza territoriale e a casa. I pazienti anziani, che vivono con la pensione minima, fanno fatica ad alimentarsi bene".

Per risolvere il problema, "in Italia bisognerebbe migliorare la cultura dell'alimentazione in ospedale - conclude Riccardo Caccialanza - se ne ricaverebbero vantaggi per la salute dei pazienti e per le casse dello Stato, perché in molti casi una dieta adeguata può ridurre le giornate e i costi di ricovero".

di Carlotta Mariani

Fonte: Adnkronos Salute

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