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Lupicaia e Ivanhoe. Le grandi passioni del conte Rossi di Medelana

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Una verticale del vino simbolo del Terriccio l'occasione per una visita nel cuore della Tenuta storica di proprietà di Gian Annibale Rossi di Medelana. Un Castello che affonda le radici nel Medioevo e dove la viticoltura risale all'epoca degli Etruschi...

Lupicaia, ovvero luogo da cui si avvistano i lupi. È questo il toponomino del celebre vino del Castello del Terriccio, una Tenuta storica di proprietà di Gian Annibale Rossi di Medelana. E dal castello non si avvistano solo i lupi, ma anche una storia millenaria, come ci ha raccontato il conte: «Le rovine del Castello di Doglia, detto del Terriccio, a Castellina Marittima nel pisano, affondano le radici nel Medioevo. Grazie alla sua posizione strategica l’Eremo costituiva un luogo di rifugio per gli abitanti delle pianure, messe in fuga dall’avvistamento dalle temute vele saracene.» E quale dimora migliore di un antico Castello per un conte da sempre innamorato del passato? «La mia passione per la storia nasce fin dall’infanzia. Nella biblioteca paterna – ha confidato Gian Annibale a Saporie.com ho incontrato i miei primi amori: Ivanhoe, Il Capitan Fracassa e I tre moschettieri. Amo il romanzo storico perché è un meraviglioso ponte tra noi e chi ci ha preceduti. Grazie alla storia non ci sentiamo soli, sappiamo che tutte le nostre gioie, i nostri tormenti sono stati vissuti da altri prima di noi».

Anche la viticoltura del resto ha qui origini antichissime. Tra l’800 e il 500 avanti Cristo a dominare questo territorio collinare, come testimoniato dai reperti archeologici rinvenuti nella proprietà, erano gli Etruschi. La coltivazione della vite nel corso dei secoli al Terriccio fu sospesa e ripresa varie volte. Ad avviare una fase di grande rinascita per la viticoltura fu però l’intervento di Gian Annibale Rossi di Medelana che, all’inizio degli anni ’90, decise di impiegare uve diverse dal Sangiovese (tradizionale da queste parti) e dalle uve bianche fino ad allora coltivate e optare, sotto la guida sapiente dell’enologo Carlo Ferrini, per vitigni alloctoni rossi e bianchi. Attualmente il Castello del Terriccio può, quindi, vantare 60 ettari vitati che includono - oltre allo Chardonnay e il Sauvignon Blanc piantati rispettivamente nel 1988 e nel 1989 – tre varietà a bacca rossa che in Toscana sono ormai diventati di casa: il Cabernet Franc, il Cabernet Sauvignon e il Merlot. A completare la gamma dei vitigni presenti nella Tenuta, anche Syrah e Petit Verdot utilizzati in micro-vinificazioni in cantina per sperimentazioni aziendali.

Punta di diamante della produzione vinicola del Castello del Terriccio è il Lupicaia, un Cabernet Sauvignon in prevalenza (85%) con l’aggiunta di Merlot (10%) e Petit Verdot (5%). Dopo la raccolta e la macerazione separata delle uve, il vino matura in barrique di Allier per 18/22 mesi. Per il conte Gian Annibale Rossi di Medelana, il Lupicaia rappresenta un sogno esaudito perché ci troviamo davanti a una bottiglia che raggiunge la perfezione tra equilibrio e potenza. Per questo, in occasione del Premio Vino del Terriccio, la prima edizione del concorso letterario ideato dal conte e dedicata al romanzo storico, alcuni fortunati, tra cui Saporie.com, hanno potuto vivere l’emozione di una verticale di Lupicaia dal 2004 al 2010 (tranne il 2005). A guidare il tasting il sommelier Luca Gardini e lo storico enologo dell’azienda Carlo Ferrini. Un excursus che ha avuto l’obiettivo riuscito, di dimostrare come il Lupicaia sia un vino particolarmente predisposto all’invecchiamento grazie alla struttura e alla concentrazione della carica polifenolica delle uve; basti pensare, come ha detto Ferrini, che ogni pianta produce solo 900 grammi di uva.

di Alessandra Cioccarelli

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