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Tempi di crisi? Il made in Italy vola negli Usa

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La crisi in Italia incoraggia le aziende a potenziare l’export negli USA. In forte aumento la richiesta di vino, ma anche pasta e olio extravergine di oliva, ma come difendere il made in Italy alimentare dalle frodi e tutelare i produttori virtuosi?

Mentre in Italia hanno chiuso i battenti 140mila tra stalle ed aziende agroalimentari, l’export corre veloce. L’aumento, secondo una recente analisi della Coldiretti, è del 6% rispetto al 2012, record storico per il valore delle esportazioni agroalimentari italiane che nel 2013 ha raggiunto il massimo di sempre, arrivando alla quota di 33 miliardi di euro.

A trionfare sarebbe in particolare  –  secondo quanto evidenziato dai dati esteri forniti da ICE New York ed elaborati da US Department of Commerce – il vino italiano che, con +9.6 di crescita rispetto al 2012 in punti percentuali, supera la Francia e  aumenta più di un punto percentuale la propria fetta di mercato. In crescita anche i vini spumanti nazionali con un +12.54 rispetto al 2012, anche se permane un notevole distacco rispetto all’indiscusso primato detenuto dallo Champagne.

Il mercato statunitense  si conferma un’ottima opportunità per l’agroalimentare italiano, ma gli Stati Uniti non sono un paradiso dorato. Antonio Lucarelli, responsabile del settore food and wine per l’ICE di New York mette in guardia  dai falsi miti: “Il made in Italy enogastronomico sta attraversando un momento di grande vigore e popolarità negli USA, ma bisogna conoscere le regole del mercato USA per entrarci o restarci. Non è sufficiente sbarcare senza un progetto a lungo termine e senza investimenti mirati”.

Come difendere dunque e valorizzare al meglio il made in Italy all’estero?

Di fronte a un mercato principalmente di brand, piuttosto che di prodotto come quello statunitense, è necessario lavorare sul marchio attraverso un progetto di comunicazione mirato e completo,indirizzato sia agli operatori di settore sia ai consumatori: ben vengano allora le degustazioni e i seminari per gli addetti ai lavori, le promozioni nei punti di vendita e le attività dei social media volte a comunicare l’unicità dei prodotti agroalimentari italiani.

A confermarcelo è la Colangelo & Partners, agenzia di marketing e comunicazione integrata con sede a New York, specializzata nell’ambito del food e del wine&spirits: “E’ fondamentale  - spiega proprio Gino Colangelo -  comunicare i tratti distintivi del prodotto made in Italy, la qualità. Negli USA hanno fatto un gran lavoro marchi come Marchesi de’Frescobaldi e Grana Padano e realtà come Vinitaly International e Eataly di Farinetti, per diffondere il concetto di qualità agroalimentare italiana, a vantaggio dell’intero comparto”.

Non bastano, quindi, le eccellenze italiane per conquistare il competitivo mercato statunitense, ma servono investimenti promozionali di durata pluriennale, seppur non facili per tante piccole imprese nostrane, personalità mediatiche rilevanti, un’adeguata conoscenza delle norme della Food and Drug Administration e quelle relative all’etichettatura dei diversi prodotti. Solo un lavoro razionale e lungimirante può giustificare all'estero il pricing medio/alto del made in Italy e farci guadagnare continue fette di mercato.

Insomma, poca improvvisazione e tanta professionalità.

di Alessandra Cioccarelli

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