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Lo spreco alimentare domestico nel primo rapporto Waste Watcher

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L'Osservatorio Waste Watcher, attivato da Last Minute Market con SWG per svolgere ricerche e sollecitare politiche attente ai temi che saranno al centro di Expo 2015, ha stilato un primo rapporto sullo spreco alimentare nelle case degli italiani: 8,1 miliardi gli euro gettati via ogni anno, ma si segnala una crescente attenzione da parte dei consumatori

Lunedì mattina all’Expo Gate di Milano è stato presentato il primo rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher – Knowledge for Expo, risultato di un’indagine sullo spreco alimentare domestico degli italiani. A illustrarlo il presidente di Last Minute Market Andrea Segrè e il presidente di SWG Maurizio Pessato. L’Osservatorio è stato attivato da Last Minute Market con SWG per svolgere studi e ricerche e sollecitare politiche lungimiranti sui temi che saranno al centro di Expo 2015: alimentazione, agricoltura, ambiente e sostenibilità. All’incontro è intervenuto il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina.


Quanto costa agli italiani lo spreco alimentare domestico? Secondo il rapporto di Waste Watcher – Knowledge for Expo gettiamo nella spazzatura 8,1 miliardi di euro all’anno. La tendenza è però verso una lieve riduzione dello spreco di cibo: erano 8,7 miliardi secondo il monitoraggio pilota di Waste Watcher dell’ottobre 2013. Non sprecare sembra essere il nuovo imperativo degli italiani: il 63% degli intervistati desidera un’Italia vigile contro gli sprechi, prima ancora di un’Italia sicura (42%), equa (39%), solidale (22%) e tollerante (12%). E il cibo, secondo il 60% degli italiani, è il comparto su cui maggiormente si concentra la piaga dello spreco: più che sull’acqua (37%) o sull’energia elettrica (20%).

Perciò, in un’ottica di riduzione dello spreco, gli italiani chiedono provvedimenti. In particolare auspicano (8,3 in una scala da 1 a 10) una vera e propria campagna di educazione alimentare nelle scuole, oltre a informazioni diffuse sul tema spreco (le considera utili il 94% degli italiani). Aumenta la percentuale degli italiani che controlla se il cibo scaduto è ancora buono prima di gettarlo (l’81% contro il 63% del gennaio 2014); il 30% degli intervistati inoltre porta a casa il cibo avanzato al ristorante, mentre il 46% vorrebbe farlo ma non trova i contenitori nel locale o è troppo timido per chiederli.

In conclusione il rapporto individua sei tipologie di consumatori:
  • virtuosi (22%): sono i consumatori più sensibili al tema dello spreco alimentare, che considerano non solo un danno ambientale ma anche un’immoralità. Con queste motivazioni forti alle spalle sprecano veramente pochissimo.
  • attenti (27%): il loro atteggiamento è attento allo spreco ma con qualche licenza. Anche loro sono sensibili ai temi ambientali e danno una valutazione morale dello spreco, ma con meno rigore. In questo gruppo, che spreca poco, ci sono più coppie con figli.
  • indifferenti (10%): prestano marginale attenzione ai temi della salvaguardia dell’ambiente e non ritengono che lo spreco alimentare produca danni, tuttavia sprecano relativamente poco, meno della media delle famiglie italiane. La causa del loro comportamento corretto è economica: i consumatori di questo gruppo hanno redditi limitati ed è il contenimento della spesa a motivarli nel non sprecare.
  • incoerenti (26%): accade spesso che “si predichi bene e si razzoli male”. Questo gruppo si muove proprio così: segnala l’importanza dell’ambiente, percepisce il danno dello spreco e la sua immoralità, condivide i provvedimenti utili alla riduzione di questo fenomeno; però spreca.
  • spreconi (4%): si tratta di un piccolo gruppo ma è significativo di un atteggiamento sociale relativo non solo a questo tema; “io non ho responsabilità”, è la società che deve pensarci. Questo gruppo ha scarso interesse per l’ambiente e non ritiene che ci siano conseguenze più generali dovute allo spreco alimentare; per di più avendo una media capacità finanziaria non vive neanche il deterrente economico rispetto allo spreco alimentare domestico.
  • incuranti (11%): questo gruppo mostra di cogliere la problematicità dello spreco, ma non si preoccupa troppo per l’ambiente e, soprattutto, non ha interesse ad approfondire le conseguenze dello spreco alimentare.

I risultati completi e dettagliati dell’indagine sono a disposizione sul sito www.lastminutemarket.it.

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