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La Puglia del vino è in movimento

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In Puglia c’è voglia di fare e lo si vede anche in viticoltura. Entusiasmo e rispetto per il territorio nella volontà di recuperarne le virtù. Tre le aree vitate principali, ciascuna con le proprie caratteristiche. La parola d’ordine è energia

La Puglia del vino si sta dando da fare, e come. Daunia e Alta Murgia, Bassa Murgia e Valle d’Itria, Salento; sono queste le tre aree vitate più importanti della regione che si caratterizzano per una grande tipicità di vitigni.
 
La Daunia, a nord della regione è caratterizzata dall’allevamento di Nero di Troia, Montepulciano e Aglianico; l’altopiano delle Murge ha anch’esso come protagonista il Nero di Troia vinificato per lo più in purezza con le sue note floreali e leggermente speziate, il Bombino nero e bianco, l’Aglianico, il Montepulciano, il Greco e la Malvasia bianca. A Sud di Bari si entra nell’area della Bassa Murgia e della Valle d’Itria patria della Verdeca e del Bianco d’Alessano, ma anche del Minutolo, un vitigno particolarmente aromatico. Quando invece dalle Murge si scende verso la piana tarantina e le coste ioniche s’incontra l’agro di Manduria, patria del Primitivo, la varietà allevata ad alberello e caratterizzata della vigoria, della maturazione precoce e della tendenza a un’elevata gradazione alcolica. Qui si trova anche una decisa presenza di Negroamaro e di Verdeca. E, infine, si giunge nel Salento, regno assoluto del Negroamaro dove si incontrano anche la Malvasia nera, il Primitivo e il Susumaniello.
 
Territori diversi per altrettante differenti espressioni e sempre, da Nord a Sud, un elemento comune in molti dei viticoltori che abbiamo incontrato durante lo scorso Vinitaly: entusiasmo. I produttori pugliesi sono giovani, coraggiosi, capaci di imprimere delle svolte rispetto al passato. Sono lontanissimi i tempi in cui si lavorava per la quantità. Oggi si deve fare qualità. Colli della Murgia è una cantina del barese, a Gravina in Puglia; 15 ettari a 450 metri sul livello del mare per una produzione di 250 mila bottiglie, l’azienda è nota soprattutto per la produzione di vini bianchi tra i quali segnaliamo Erbaceo (Fiano Minutolo e Greco), elegante e pulito, adatto all’abbinamento con i frutti di mare o le minestre di legumi. Interessante anche il Sellaia, un Primitivo Rosato che è un’esplosione di frutta fresca . A Martina Franca c’è una famiglia che si sta rimboccando le maniche: i Colucci. La filosofia è quella di fare vini capaci di durare nel tempo. Meritano una segnalazione il Duca Petraccone, Primitivo in purezza e il Copertino Riserva, un Negroamaro in purezza adatto alle carni bianche e rossi, ma anche ai grandi arrosti. Torre Ospina, a Racale, è uno dei migliori esempi di imprenditoria giovanile. La Cantina è nata dall’energia di tre amici che nel 2012 hanno deciso di allevare con amore i 12 ettari di vigneto ad alberello pugliese (erano del nonno di uno di loro) di Negroamaro, Primitivo, Verdeca e Fiano. L’impresa è riuscita e ha dato vita a vini eleganti nel blend Chardonnay-Verdeca, ma anche Negroamaro e Primitivo. Vetrère è un piccolo paradiso che dalla Murgia arriva al mar Ionio. La Cantina ha più di 100 anni di storia alle spalle e spicca per due gioiellini: Cré, un Fiano Minutolo in purezza (e anche nella versione vendemmia tardiva) che rimanda ai fiori d’arancio, ai tigli e alla frutta esotica e Kamelios, Negroamaro e Malvasia da vigne di oltre 60 anni.
 
di Elena Caccia

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