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Il Buono del Paese: Vigevano, sapori e dintorni

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Uno dei più bei borghi medievali d’Italia, a Vigevano hanno lasciato traccia del proprio operato geni come il Bramante e Leonardo da Vinci e un giro a piedi nella città ti permette di godere a pieno di questa piccola perla lombarda.

SCHEDA ITINERARIO

Uno dei più bei borghi medievali d’Italia, a Vigevano hanno lasciato traccia del proprio operato geni come il Bramante e Leonardo da Vinci e un giro a piedi nella città ti permette di godere a pieno di questa piccola perla lombarda.

Un giro a piedi per la città

L'itinerario per Vigevano inizia dalla piazza principale della città: la Piazza Ducale. Le pietre irregolari che la pavimentano sono state raccolte sulle rive del Ticino: questo punto è perfetto iniziare il giro per Vigevano passeggiando per questa piazza armoniosa e perfetta, perché da lì sono poi raggiungibili altri punti focali della città.
La seconda tappa è la Cattedrale di Sant'Ambrogio, ovvero il Duomo di Vigevano. Voluto da Francesco II Sforza, la costruzione iniziò nel 1532 e la Cattedrale fu terminata nel un'ottantina di anni dopo e perfezionata alla fine del '600. In seguito, il porticato della Piazza Ducale fu modificato in modo da rendere il tutto estremamente simmetrico, così come lo vediamo ora.  
Dopo esservi rifocillati in uno dei caffè sotto i portici, salite in cima alla Torre del Bramante, dalla quale potrete osservare la particolare curvatura dell’elegante facciata del Duomo di Vigevano, la città Ducale e, se la giornata è tersa, i campi arati della Lomellina.
Dopo la faticosa salita, la tappa perfetta per un po' di frescura e riposo la potrete trovare nei giardini del Castello, per poi proseguire la visita dalle scuderie, oggi polo espositivo, fino alla falconeria, dove gli Sforza allevavano questi magnifici rapaci.
 
Chiamata la Capitale della Scarpa perché qui se ne producono ed esportano a livello industriale dal 1866, a Vigevano vale la pena visitare il Museo della calzatura che si trova al primo piano del Castello Sforzesco. Dalla scarpa più piccola del mondo alla stanza dedicata a Beatrice D’Este, l’ingresso è gratuito e la mostra è interattiva.

Verso sera, sentitevi come i Signori di Milano e passeggiate al riparo da occhi indiscreti per la strada coperta. Lunga 167 metri e larga 7, questo passaggio venne fatto realizzare da Luchino Visconti proprio per poter andare e tornare dal Castello senza esser visto. Sono molto suggestive anche le due strade sotterranee che partono dalla Piazza Ducale e conducono alla Cavallerizza e al Maschio del Castello.

La cucina di Vigevano

Si inizia con l'aperitivo, rigorosamente a base di vino rosso e taleggio o Bitto. Tipico formaggio da tavola, il Taleggio, viene prodotto e stagionato in Lombardia (ma anche in Piemonte e Veneto). Il sapore del Taleggio è dolce, con lievissima vena acidula, leggermente aromatico, alle volte con retrogusto tartufato; ma è il suo profumo ad essere la nota caratteristica di questo formaggio. Non c'è modo di far capire, bisogna ordinarlo e inspirare a pieni polmoni! Invece, appena pronto, il sapore del Bitto è dolce, delicato e racchiude in sé i profumi dell’alpeggio; il gusto, con il procedere della maturazione, diventa più intenso e i tipici sapori d’erba e di latte appena munto del formaggio giovane vanno trasformandosi in un aroma sempre più piccante e deciso.
Dopodiché, si prosegue con un bis di primi per gustare le principali specialità, a partire dai ravioli al ragù d’oca, per arrivare a un magnifico risotto al radicchio tardivo. È in queste zone che si produce il vero riso Carnaroli. Insieme al Vialone Nano, il Carnaroli è l'unico perfetto per il risotto, perché rilascia molto amido durante la cottura e ciò permette, per l'appunto, di risottare a dovere. Non si può non approfittarne.
Tutto ciò è fantastico, ma bisogna ancora scoprire dell'altro.
Perciò, si va avanti con paté e insaccati di oca accompagnati da erbette di campo e composta di cipolle rosse.
Per finire la cena in bellezza ci vuole una bella fetta di dolce Riso del Moro, un dolce regale fatto preparare da Lodovico il Moro per la moglie Beatrice d’Este a base di cedri canditi e acqua di rose.
Può bastare?
Eh no! Diceva un antico detto lombardo: la buca non l'è minga straca se non la sa de vaca. Ovvero: la bocca è soddisfatta se non sa di vacca, quindi di formaggio. La cena si chiude - per davvero davvero, stavolta - con il Gorgonzola Dop. E ora tornatevene a casa soddisfatti.

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