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Autunno nelle terre senesi: un weekend di storia e sapori

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Dai fitti boschi di lecci, culla della cinta senese, alla trama regolare di vigneti e olivi che danno olio e vini eccellenti, dalla scenografica bellezza dell'abbazia di San Galgano all'intatto fascino medievale di San Gimignano: il territorio della Montagnola Senese custodisce una collezione di tesori enogastronomici e culturali tutta da scoprire

SCHEDA ITINERARIO

L’autunno è un’ottima stagione per scoprire le terre senesi occidentali, con il loro invidiabile patrimonio di arte e storia, di grande enogastronomia e squisita cucina. Un itinerario vario e accattivante è quello che abbraccia la Montagnola Senese, la serie di dolci rilievi allineati in senso nord-sud a ovest di Siena. Chi ama viaggiare e non si stanca di fare nuove esperienze potrà compiere con noi questo percorso in un solo intenso weekend, tra testimonianze del passato e piaceri della buona tavola.

Sabato: eremi, abbazie e perle gastronomiche

Usciti da Siena attraverso porta San Marco, cominciamo l'itinerario nei fitti boschi di lecci che, nei pressi di Costafabbri, celano due suggestivi eremi agostiniani meritevoli di una visita: uno è l’eremo-fortezza di San Salvatore in Lecceto, gigante chiaro in mezzo agli alberi; l’altro, intitolato a San Leonardo al Lago, è notevole per gli affreschi trecenteschi che rivestono interamente l’abside della sua chiesa. Nei folti lecceti circostanti si possono tuttora veder pascolare esemplari di cinta senese, antica e pregiata razza suina che dopo aver rischiato l’estinzione ha trovato qui il suo ultimo rifugio.

Il nostro viaggio prosegue verso Sovicille, antico borgo collinare la cui cinta muraria di forma quasi circolare è ancora ben riconoscibile: passeggiando nel centro storico, ogni terzo sabato del mese ci si imbatte nel Mercatale di Sovicille, mercato delle produzioni agricole di qualità del territorio, che, istituito con l’obiettivo di valorizzare i prodotti locali, promuove la filiera corta e le coltivazioni biologiche. Per un buon pranzo tipico preparato da mani sapienti possiamo sostare al ristorante Il Grillo Moro (strada Aeroporto di Ampugnano; tel. 0577 393533), famoso per la sua calda ospitalità e per la sua fiorentina.

Nel pomeriggio ci dirigiamo verso Chiusdino e in soli dieci minuti, imboccando un viale tortuoso che sale tra i cipressi, arriviamo a Torri: attraverso una porta ad arco si entra nel piccolo borgo d’aspetto medievale, dove poche sono le case recentemente restaurate e pochi gli abitanti, e dove ancora si conserva il grande forno di piazza che un tempo forniva il pane a tutta la comunità. Cuore di Torri è l’abbazia dell’XI secolo, con il suo singolare chiostro quadrato: ha tre serie sovrapposte di arcatelle di cui la prima è in pietra bicroma, con ricche decorazioni scultoree, la seconda in cotto e l’ultima in legno.
Torniamo sulla strada principale e, lasciandoci alle spalle il ponte della Pia sul torrente Rosia, raggiungiamo uno dei gioielli dell’architettura gotico-cistercense in Italia, l’abbazia di San Galgano. La luce soffusa e i colori caldi di un pomeriggio autunnale accresceranno il fascino decadente di questo luogo, di solitaria bellezza; l’imponente chiesa scoperchiata, con le sue tre navate nude collegate dagli archi a sesto acuto, ha un forte potere evocativo. La fantasia continua a correre mentre si visita, poco distante, la chiesetta di Monte Siepi, che custodisce al suo interno la spada nella roccia, conficcata nel masso, secondo la tradizione, dallo stesso San Galgano.

Con l’avvicinarsi della sera ci rimettiamo in viaggio verso nord per raggiungere, in circa quaranta minuti, Casole d’Elsa. Qui l’Hotel Terre di Casole (SP 27, n°4; tel. 0577 963042; info@hotelterredicasole.it; www.hotelterredicasole.it) è una buona meta per rifocillarci e riposarci in vista della seconda parte del nostro itinerario; il ristorante dell’albergo, L’Orto di Casole, rielabora con leggerezza e semplicità le eccellenze culinarie toscane proponendo per esempio, nel menu autunnale, i pici con sugo di melanzane, polpettine di Chianina e scaglie di Pienza e le farfalle fatte in casa con zucchine in crema, zafferano di San Gimignano e caprino.

Domenica: borghi medievali, vini, olio e zafferano

Domenica mattina è la volta di visitare il centro storico di Casole, con la collegiata, la canonica e i musei che custodiscono opere preziose e significative testimonianze archeologiche. Innumerevoli anche i tesori d’arte e di storia e infinite le suggestioni che ci offre Colle di Val d’Elsa, tappa successiva del nostro viaggio: arroccata, nella sua parte più antica, su di un alto poggio, fu fin dal Medioevo un florido centro manifatturiero e ancora oggi è famosa in tutto il mondo per la produzione del cristallo.

Colle di Val d’Elsa va scoperta a ritmo lento, concedendosi numerose pause per ammirarne gli scorci nascosti e acquistare caratteristici souvenir; per pranzare, poi, un ottimo indirizzo è L’officina della cucina popolare (via Gracco del Secco, n°86; tel. 0577 921796; matteo.infoofficina@gmail.com; www.cucina-popolare.com), locale giovane e alla mano dove si pratica una cucina di territorio gustosa e genuina. Potremo assaggiare piatti classici come la ribollita e i pici all’aglione, accompagnati da una ventina di vini biologici proposti a rotazione… e a fine pasto un dessert speciale, i cantuccini fatti in casa con vin santo.

Dopo pranzo, in meno di un quarto d’ora raggiungiamo Poggibonsi, cittadina moderna ed economicamente vivace nella zona di produzione del Chianti Classico Docg senese. Continuando il nostro tragitto tra filari di vigne, olivi e cipressi, splendide ville e casolari isolati arriviamo quindi a San Gimignano ed entriamo nel regno di un altro grande vino: la Vernaccia di San Gimignano, molto apprezzata in epoca medievale e rinascimentale, riscoperta nel secondo dopoguerra e primo vino in Italia a ottenere, nel 1966, il marchio Doc; oggi è Docg.
San Gimignano, che con il suo profilo turrito è un famosissimo esempio di città medievale straordinariamente conservata, vanta anche un altro prodotto esclusivo, lo zafferano di San Gimignano Dop. Una spezia costosa che ha rappresentato in passato una redditizia risorsa per il borgo e che mantiene ancora oggi un ruolo di primo piano nella cucina locale, dove si trova anche in abbinamento ad altri prodotti tipici sangimignanesi, come il pane con la Vernaccia e la schiacciata. Ogni anno, tra fine ottobre e inizio novembre, in coincidenza con l’attività di mondatura dei crochi, si svolge nel paese la festa Giallo come l’oro, che celebra lo zafferano di San Gimignano e la sua storia secolare.

Per concludere la giornata e l’itinerario, scendendo verso Siena facciamo tappa a Monteriggioni, che con la sua formidabile cortina muraria di forma ellittica, scandita da quattordici torri, compare in mezzo all’ondulata campagna come una visione surreale. C’è anche un ultimo tesoro gastronomico da scoprire alla fine del nostro viaggio, l’olio extravergine di oliva Terre di Siena Dop: potremo assaporarlo a cena, una volta rientrati nella città del Palio, sulla panzanella o sulla bruschetta, in un’insalata o in una minestra di legumi. Tra i ristoranti senesi vi consigliamo Da Michele (strada Massetana, n°64/68; tel. 0577 286110; info@ristorantedamichele.it; www.ristorantedamichele.it) e Gli Orti di S. Domenico (viale Curtatone, n°13; tel. 0577 288234; info@gliortidisandomenico.com; www.gliortidisandomenico.com). Le loro sale accoglienti e tradizionali sono il luogo perfetto per ristorarsi, rilassarsi e indugiare col pensiero sulle emozioni del weekend, per fissare nella memoria le suggestioni e i piaceri unici che le terre senesi ci hanno offerto.

testo di Roberta F. Galimberti
photogallery di Alessandra Cioccarelli

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