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A Cibus 2014 focus sull'export alimentare italiano

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A Parma si tracciano le strade da seguire per sfruttare le potenzialità dei prodotti italiani sul mercato estero, traducendo la qualità del made in Italy in competitività

Il XVII Salone internazionale dell’alimentazione invia segnali positivi per l’export alimentare italiano: ci sono le basi perché il volume delle esportazioni cresca, nell’arco di circa 10 anni, dagli attuali 26 a 70 miliardi e perché i prodotti made in Italy si trasformino da beni di nicchia ad articoli di consumo quotidiano. Nel corso della seconda giornata di Cibus un convegno sulla promozione del made in Italy, organizzato da Gruppo Food e Fiere di Parma, ha indicato alcune strade da percorrere per raggiungere questi obiettivi.

Antonio Cellie, Ceo di Fiere di Parma, ha sottolineato l’importanza di un rapporto diretto tra le imprese italiane e i buyer della distribuzione estera, in particolare nell’ambito delle fiere consolidate: “Co-organizzeremo la grande fiera alimentare di Pechino in novembre portando almeno 300 imprese italiane a esporre, grazie alla partnership con Anuga/Fiera di Colonia e Federalimentare, replicando quindi la partecipazione di successo alla fiera alimentare di Bangkok lo scorso anno”. In Asia la domanda di cibo made in Italy è infatti in aumento: in Giappone i prodotti italiani sono già molto conosciuti, mentre la loro popolarità è in crescita in Cina e nel Sud-Est asiatico.

Un’altra opportunità per presentare e vendere il made in Italy è data dal web e dal commercio elettronico: per restare in Giappone, per esempio, una novità di successo è Shop Italia Mia. L’applicazione Be my eye consente ai consumatori di diventare gli occhi delle aziende che vogliono verificare il posizionamento del proprio prodotto nei punti vendita italiani ed esteri.

Durante il convegno sono stati inoltre esposti i risultati di una ricerca della Brain&Company, secondo cui i maggiori Paesi importatori di food made in Italy sono, nell’ordine, Germania, Usa, Francia e Regno Unito, con una crescita notevole, oltre che della Cina, di Russia e Brasile. “Il consiglio alle imprese italiane – ha suggerito Andrea Petronio di Brain&Company – è quello di individuare i mercati prioritari, evitando dispersioni, di studiare bene i comportamenti di consumo locali e di individuare il modello distributivo più confacente”.

Grande interesse ha suscitato anche il convegno Horizon organizzato da Federalimentare: è emerso che moltissime imprese non riescono a tradurre la qualità del cibo italiano, tra i migliori al mondo, in competitività. La sfida è innovare nei processi produttivi per restare al passo con i cambiamenti nelle tecnologie, nei gusti dei consumatori, nella normativa. Presente alla seconda giornata di Cibus il viceministro per le politiche agricole Andrea Olivero, che ha ribadito l’intenzione del governo di lanciare un marchio made in Italy e ha annunciato la creazione di una piattaforma dedicata ai prodotti certificati, realizzata dal ministero, da Google e dall’Associazione dei Consorzi di Tutela Aicig.


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