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La Ciau del Tornavento: riconfermato il Grand Award di Wine Spectator

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Nelle Langhe, primo territorio italiano riconosciuto come Patrimonio Unesco per il paesaggio culturale creato dalla vitivinicoltura, si trova il ristorante La Ciau del Tornavento, dove la cucina dai sapori eleganti e definiti si unisce ad un vero e proprio tempio del vino

Scoprire i sapori dei piatti ideati da Maurilio Garola, stando seduti sul più bel balcone che guarda il paesaggio di Langa e degustare un grande vino; visitare la più importante collezione di vini d’Italia, un vero e proprio tempio dove riposano oltre 60.000 bottiglie, in un locale ideato per loro. E’ questa l’esperienza che offre La Ciau del Tornavento, su cui, dal 1997, brilla una stella Michelin. Il ristorate è stato inserito, per dieci anni di seguito, tra i locali con la migliore carta dei vini dalla nota rivista Wine Spectator che nel 2013 le ha anche assegnato anche i Tre Bicchieri della sua Award of Excellence e che nel 2014 le ha riconfermato il Grand Award.  Tra i riconoscimenti prestigiosi ottenuti anche quello assegnato dalla Revue du vin de France che ha nominato questa cantina come quella con la miglior carta del vino al mondo nel 2013.

La Ciau del Tornavento, ovvero “La Chiave del Tornavento”, è divenuto in questi anni un vero e proprio simbolo della ristorazione di Langa, capace di unire aromi e profumi del territorio con le migliori espressioni dei sapori italiani, mantenendo distinti i gusti e creando, allo stesso tempo, matrimoni originali.  Dal mese di ottobre, La Ciau del Tornavento si arricchirà di un nuovo gioiello: la cantina voluta da Maurilio e Nadia, frutto di una grande passione.

“Il mio sogno era offrire un giro del mondo nel bicchiere, dare l’opportunità di approfondire la conoscenze delle Langhe, con una panoramica su tutti i vini del territorio e le principali annate dell’ultimo secolo. L’idea però è anche ospitare le migliori bottiglie del mondo, provenienti dai cinque continenti e selezionando annate importanti dell'ultimo secolo di storia – afferma Maurilio Garola –. Per questo, per la progettazione della cantina, ho deciso di partire dalla prospettiva opposta a quanto avviene usualmente, ovvero lo spazio è stato studiato per le esigenze del vino e non è stato quest’ultimo a doversi adattare alla struttura preesistente”.

Un luogo destinato a divenire uno dei più bei templi del vino d’Italia e, forse, d’Europa.

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