La tonnara di Carloforte
La pesca del tonno a Carloforte si realizza ancora con le reti secondo un’antichissima pratica utilizzata in Sardegna già da Fenici e Romani. La mattanza è un vero rituale. Da aprile a giugno, la giornata inizia con una preghiera propiziatoria dei tonnarotti (circa una quarantina) e prosegue fino al tramonto nello stesso modo da centinaia di anni. Qui si pesca il tonno rosso, il più pregiato del Mediterraneo. La tonnara a Carloforte pratica, sin dalla sua fondazione, metodi di pesca sostenibile nel Mediterraneo insieme soltanto alla sua gemella la tonnara siciliana.
La strada dei tonni
I tonni arrivano in grandi banchi dall’Atlantico per depositare le uova in un ambiente più caldo; a loro serve una temperatura superficiale che resti tra i 22 e i 23 °C e il Mar Mediterraneo è l'ambiente adatto al loro scopo. L'abitudine dei tonni di spostarsi in grandi banchi e sempre per le stesse rotte rende questi grandi pescioni degli animali prevedibili. A questo punto, entra in gioco l'ignegnoso sistema della tonnara, un complesso sistema di reti un tempo intrecciate con filetti di cocco e canapa e sono assicurate al fondale marino da più di mille rozaze, pesantissime pietre che fanno in modo che ogni rete diventi una sorta di muro verticale che arriva fino alla superificie del mare.
I tonni, al loro passaggio, vengono costretti dalle reti a entrare in questo reticolo di stanze senza uscita e perdersi in ambienti sempre più piccoli che li radunano naturalmente. Quando il rais (il capo della tonnara) ritiene che il numero di tonni presente sia sufficiente, se le condizioni meteorologiche sono favorevoli, dalla sua piccola barca, la musciara, fornisce le istruzioni necessarie per proseguire nelle operazioni di pesca.
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