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Olio Officina Food Festival 2015: una sfida per la cultura

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Si è conclusa sabato 24 gennaio la quarta edizione di Olio Officina Food Festival, il festival milanese ideato da Luigi Caricato e dedicato all’olio extravergine di oliva. Tra le questione di maggiore attualità sollevate dalla rassegna la necessità di una maggiore formazione scolastica in materia di olio, soprattutto extravergine

Si è conclusa sabato 24 gennaio la quarta edizione di Olio Officina Food Festival, il festival milanese dedicato all’olio extravergine di oliva, ideato dal giornalista e scrittore Luigi Caricato.
 
Un evento che, consapevole del crescente interesse da parte del pubblico verso l’universo oleario, ha confermato ancora una volta la sua forte vocazione educativa. Al centro del dibattito - sviluppato nel corso della rassegna, come da consuetudine, attraverso molteplici tavoli tematici  - quest’anno è emersa in particolare la necessità di una maggiore formazione scolastica in materia di olio, soprattutto extravergine. Se non parte, infatti, dagli istituti alberghieri una corretta didattica e l’olio continua a essere considerato come un semplice e trascurabile condimento, difficile pensare che nelle cucine dei ristoranti ci possa essere un impiego adeguatamente critico di questo ingrediente.
 
Senza pretendere che gli chef diventino dei nutrizionisti o ricoprano ruoli che non gli competono, è giusto, però, che nel mondo della ristorazione l’extravergine inizi ad essere valorizzato come un vero e proprio alimento e non sia percepito come un tutt’uno magmatico e indifferenziato. Ben vengano allora i ristoranti (e non mancano esempi virtuosi in tal senso) che hanno fatto e fanno dell’extravergine un punto di forza del proprio locale e gli chef che escono, quando possibile, in sala a conversare e raccontano ai propri clienti il valore di questo prezioso prodotto. In tal modo anche la scelta di un buon olio può diventare un elemento qualificante di un locale, nonché un valido strumento di business.
 
Importante secondo Luigi Caricato anche un cambio di prospettiva nel settore oleario: per comunicare l’olio, bisogna educare alla sua bellezza e bontà. Diffuso è, invece, il vizio di forma (tipicamente italiano) da parte degli assaggiatori di olio di partire dai difetti, dalle pecche, imperfezioni del prodotto, anziché dalle sue tipicità e pregi. Cosa che, almeno di norma, non avviene nel caso dei sommelier quando si parla di vino. Tanti, inoltre, ancora i pregiudizi e le cattive abitudini che attraversano in lungo e in largo il mondo dell’olio: dalla demonizzazione del blend alla diffidenza nei confronti degli oli amari e piccanti, alla cattiva conservazione del prodotto.
 
L’invito rivolto da Caricato ai vari attori coinvolti - dai produttori ai ristoratori, dagli imprenditori ai nutrizionisti – è quello di riunirsi prossimamente in un forum dedicato alle questioni di maggiori attualità e urgenza del settore. L’ignoranza e le difficoltà (vedi l’attualissima e spinosa questione dei tappi anti-rabbocco) si possono combattere, d’altronde, solo a colpi di cultura e dialogo. Astenersi disfattisti e perditempo.

di Alessandra Cioccarelli


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