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Falanghina DOC: Scheda tecnica e abbinamenti del vino

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Uno dei vini più noti della Campania: la Falanghina DOC. Scopri la sua storia, la sua scheda tecnica, le sue caratteristiche e gli abbinamenti culinari.



Falanghina Doc


Cosa intendiamo per Falanghina del Sannio DOC

Falanghina del Sannio DOC è una denominazione riservata a vini, spumanti e passiti prodotti nella provincia di Benevento secondo il disciplinare di produzione della DOC di riferimento.

In particolare, nella zona si producono:

  • Un vino bianco fermo, che è poi quello di cui andremo a parlare nell’articolo;
  • Uno spumante e uno spumante di qualità prodotti nelle sottozone di Guardia Sanframondi o Guardiolo;
  • Uno spumante di qualità Metodo Classico prodotto nella sottozona di Sant’Agata dei Goti;
  • Un vino da vendemmia tardiva prodotto nella sottozona di Solopaca;
  • Un passito prodotto nella sottozona di Taburno.

Quando ci limitiamo a dire Falanghina del Sannio DOC intendiamo dunque il vino bianco fermo da tavola che coi sui riflessi giallo paglierino e il profumo di agrumi e frutta bianca ha convinto non solo la Campania ma tutta la nostra Penisola. Più facile di un Fiano o di un Greco di Tufo, ma dal carattere forte e riconoscibile, la Falanghina è il vino dell’estate, delle cene di pesce e del mare…ma non solo.

Vino Falanghina del Sannio DOC, scheda tecnica

Tipologia vino: vino bianco fermo

Denominazione: DOC dal 2011

Uve: minimo Falanghina 85%

Falanghina, gradi: minimo 11 gradi

Zone di Produzione: tutta la provincia di Benevento

Temperatura di servizio: 8-12° C

Tutela: Consorzio di Tutela dei vini del Sannio, SannioDOP

Caratteristiche del vino

La Falanghina del Sannio DOC è un vino bianco fermo che si presenta di colore giallo paglierino chiaro con riflessi verdognoli. Il suo profumo è fine, floreale e fruttato; sa soprattutto di frutta bianca (ananas e pera) e agrumi. Al gusto, questo vino è secco, fresco ed equilibrato. I gradi alcolici della Falanghina non scendono sotto agli 11.

Falanghina, le origini e la storia 

Vitigno antichissimo e già sviluppato al tempo degli Antichi Romani (i quali a loro volta l'avevano importato dalla Grecia), la Falanghina prende il suo nome dal sistema di coltivazione a falanga, che prevedeva la legatura dei fusti della vite a un palo. I suoi piccoli acini rotondi di colore giallo intenso erano un tempo molto diffusi anche per il consumo domestico grazie alla loro dolcezza e sapidità.

Oggi la Falanghina è uno dei vitigni maggiormente diffusi e apprezzati nella Regione Campania. Le due aree storiche di maggiore diffusione di questo vitigno sono le pendici del monte Taburno, nel Sannio beneventano e i Campi Flegrei, nei pressi di Napoli, dove i suoli di origine vulcanica di quella che era anticamente conosciuta come la porta dell'Ade rappresentano un eccellente terreno per la coltivazione della vite.

Le regioni di produzione

Come da Disciplinare, il territorio di produzione della Falanghina comprende tutta l’area amministrativa della provincia di Benevento e individua determinate sottozone di produzione, come accennato nell’introduzione, per la specifica produzione di spumanti, spumanti di alta qualità, spumanti di alta qualità Metodo Classico, vini a vendemmia tardiva e passiti. Le rispettive sottozone sono: Guardia Sanframondi o Guardiolo, SantAgata dei Goti, Solopaca e Taburno.

Clima mite, zone di pianura o al massimo collinari, aree riparate dalle intemperie ma vicinanza al mare sono le caratteristiche della regione di produzione della Falanghina, uva fortemente caratterizzata dalla conformazione del suolo e dalle condizioni climatiche della regione in cui viene prodotta; ma anche dalla vicinanza di due zone in particolare.

Il Sannio, infatti, ha in passato e per molto tempo rappresentato il collegamento naturale tra la Campania e la Puglia e, di conseguenza, con la Grecia. È attraverso i sentieri della transumanza che i Sanniti hanno portato nella provincia di Benevento i vitigni greci dell’Epiro.

Uve e metodi di produzione

Le zone sopracitate devono anche essere, sempre secondo il Disciplinare, quelle dove avvengono tutti i processi di vinificazione, elaborazione, eventuali spumantizzazioni, invecchiamento e imbottigliamento.

Ai fini della DOC, la resa massima dell’uva non deve superare il 70% ovvero i 70 litri di vino per ogni quintale di uva raccolta; ma di quali uve stiamo parlando?

L’uva utilizzata per produrre questo vino si chiama anch’essa Falanghina e deve essere presente come minimo per l’85% del totale delle uve utilizzate; ma non è raro trovare Falanghine vinificate in purezza, ovvero con il 100% di uva Falanghina.

Come già accennato, l’uva Falanghina si chiama così per via del metodo di coltivazione che ancora oggi viene usato da qualche produttore storico. Falanga era, infatti, il nome dei pali che sostenevano le uve in queste zone.

Oggi, invece, i metodi di coltivazione di queste uve sono principalmente due: a raggiera e a spalliera. Il metodo a raggiera ci parla del passato di questa Regione e di un criterio di impostazione dei vigneti orientato verso la quantità. Il metodo a spalliera, verso il quale tutti i vitigni si stanno gradualmente spostando, ci indica la nuova via: forme di allevamento a sviluppo ridotto che permettono un maggior controllo sulla produttività e sulla qualità delle uve.

Produttori ed etichette

Tra i produttori e le etichette di Falanghina (una settantina circa in tutto) quelle più conosciute e apprezzate sono sicuramente quella dei Feudi di San Gregorio, quella della Guardiense e quella di Nziria dei Principi. La Falanghina del Sannio Doc Nziria dei Principi ha un ottimo rapporto qualità prezzo, un colore paglierino con sfumature verdoline; un profumo intenso di erbe aromatiche e fiori di campo; un sapore asciutto, sapido, fresco e fruttato, perfetto per aperitivi e cene di pesce, ma non solo. Scopriamo tutti gli abbinamenti con la Falanghina del Sannio DOC.

Falanghina DOC, abbinamenti

Grazie alla sua freschezza e al suo aroma piacevolmente fruttato la Falanghina è apprezzata sia come aperitivo che come compagna di piatti di pesce, ma non solo. La Falanghina si abbina bene anche a carni bianche e carni delicate come la carne di vitello o quella di pollo e tacchino.

Abbinamenti per aperitivo

Perfetta con un aperitivo di salumi e formaggi locali, la Falanghina può accompagnare un tagliere a base di Fior di latte o Mozzarella di bufala, Caciocavallo, Provolone del Monaco e prosciutto di lonzino stagionato, salame Napoli e prosciutto di Pietraroja, un prosciutto crudo di altissima qualità che si produce nella stessa zona della Falanghina, il beneventano.

Abbinamenti di pesce

Tipico abbinamento della Falanghina è quello nei menu di pesce. Con i pesci a carne bianca e consistente, magari cotti sulla griglia o all’acqua pazza la Falanghina è l’abbinamento perfetto. Provatela anche con piatti di pesce crudo, come con la ricetta della tartare di baccalà e arance di Ribera.

Abbinamenti di carne

Il gusto sapido e caratteristico di questo vino fa sì che si abbini benissimo anche a carni bianche e dal sapore delicato. Provatela con delle polpettine di vitello al sesamo, ma anche con un coniglio all’ischitana.



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