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Ancd Conad: occorre più concorrenza per lo sviluppo del commercio

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Presentata la nona edizione del Rapporto sulla legislazione commerciale. Da dieci anni, le normative regionali non sono di incentivo allo sviluppo e alla modernizzazione del settore. Per questo Ancd chiede che nel dibattito sulla riforma del Titolo V si introduca anche il commercio, oltre a energia e turismo

Ancd Conad, l’Associazione nazionale cooperative fra dettaglianti che assiste e tutela le imprese cooperative operanti nel settore della distribuzione commerciale, ha presentato oggi a Milano, all’Urban center di Galleria Vittorio Emanuele II, la IX edizione del Rapporto sulla legislazione commerciale.

Alla tavola rotonda, promossa da Ancd Conad sul tema  Problemi e prospettive del commercio in Italia a 10 anni dalla modifica del titolo V della Costituzione, sono intervenuti Ivano Ferrarini, direttore generale Conad Centro Nord; Anna Argentati, direttore aggiunto direzione Studi e analisi della legislazione, Autorità garante della concorrenza e del mercato; Sergio Imolesi, segretario generale Ancd Conad; Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà; Angelo Ciocca, presidente IV Commissione Attività produttive e occupazione Regione Lombardia, coordinati da Roberto Ravazzoni, professore ordinario all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. 

Lo scenario è quello della crisi economica più grave dal dopoguerra ad oggi, con pesanti effetti sui consumi, sulle imprese e sull’occupazione. Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale del commercio, istituito presso il ministero dello Sviluppo economico, a fine 2012 (ultimi dati disponibili) erano 766.821 gli esercizi commerciali in attività, 9.334 in meno rispetto all’anno precedente, diminuzione distribuita in modo omogeneo in tutto il territorio nazionale. Invariata la distribuzione territoriale, con una presenza di punti di vendita nel Meridione attestata al 42,1 per cento. Ipermercati, supermercati, libero servizio e discount sono 28.904 (fonte: Guida Nielsen Largo Consumo), ripartiti in modo equo sul territorio nazionale, anche in questo caso con una prevalenza nelle regioni meridionali (10.180 punti di vendita, 35,2 per cento).

Nel corso del 2013 l’alimentare ha iniziato a recuperare volumi, con una tendenza a investire su ciò che è fondamentale per vivere, ma la crescita non trascina altri bisogni ritenuti non altrettanto fondamentali. Per ciò che riguarda la grande distribuzione, le prime stime 2013 individuano un nuovo calo del numero di punti di vendita in attività, passati dai 29.366 del 2011 ai 28.496 del 2013. Inoltre l’anno scorso 8.512 negozi hanno cambiato insegna.
 
Da almeno dieci anni, le normative regionali non solo non registrano cambiamenti che aprano ad una reale concorrenza e siano di incentivo allo sviluppo del settore, ma prevedono addirittura un peggioramento rispetto alla legge Bersani. Per questo Ancd chiede che nel dibattito sulla riforma del Titolo V si introduca anche il commercio, oltre a energia e turismo.
E’ doveroso interrogarsi sugli effetti che certe scelte in campo legislativo possono produrre nel sistema economico del Paese – fa notare il segretario generale di Ancd Conad Sergio Imolesie sperare che il governo e i partiti sappiano mettere a punto le risposte più adeguate alle necessità di questo difficile periodo e, più in generale, ad un quadro economico nazionale e internazionale che è cambiato in modo radicale”.
 
Il Paese ha bisogno di riforme strutturali che incidano a fondo sulla finanza pubblica e sull’organizzazione dello Stato; un compito cruciale a cui sono chiamati il governo centrale e quelli locali. Lo sviluppo è frenato da tanti, troppi settori che operano in un regime protetto con inefficienze sui prezzi e sulla qualità dei servizi a danno dei cittadini.

Il Rapporto annuale sulla legislazione commerciale è una prima analisi sugli effetti derivanti dalla riforma del Titolo V della Costituzione che, a dodici anni dalla precedente revisione (legge costituzionale 18 ottobre 2001) ha attribuito alle Regioni alcune competenze in determinati settori economici, tra cui il commercio. Ma presenta anche alcune proposte rivolte al legislatore, proposte che spaziano dal contrastare programmazioni che selezionino l’offerta alla eliminazione dei vincoli nei nuovi mercati di interesse per la distribuzione commerciale, dalla necessità di una normativa settoriale uniforme in tutto il Paese alla revisione del ruolo e delle funzioni di Comuni e Province. Ma anche proposte per ripristinare le soglie dimensionali dei punti di vendita (definite dalla riforma Bersani) e semplificare le procedure che autorizzano l’insediamento di medie e grandi strutture della moderna distribuzione.

Raggiungere tali obiettivi – puntualizza Imolesi, Ancd Conadpermetterebbe al Paese di innovare e migliorare la propria efficienza, condizioni indispensabili anche per la modernizzazione e la crescita del commercio.



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